APPENNINO
Le cascate di ghiaccio del monte Giovo e dintorni
Testi e foto a cura di STEFANO NESTI Guida Alpina di Ufficio Guide
Introduzione
Il gruppo montuoso del Giovo e Rondinaio, da molti anni è
ormai considerato un ottimo terreno di gioco per le attività alpinistiche
invernali.
Le sue maestose linnee verticali, rotte dai canali che precipitano
nei laghi, intercalati da movimentati pendii e suggestive vallate, hanno
attirato fin qui negli anni, numerosissimi alpinisti, escursionisti o semplici
turisti bramosi di paesaggi mozza fiato.
Oltretutto complice un particolare
micro clima, che per caratteristiche sia morfologiche che meteorologiche, fa si
che in questi luoghi, si vengano a creare quelle condizioni ambientali ottimali
e difficilmente ritrovabili in Appennino, tali per cui hanno favorito lo
svilupparsi di un certo tipo di “terreno” e quindi di alpinismo.
All’inizio
furono i canali, ripidi ed incassati, i quali riempiendosi di neve, che molto
spesso gela, hanno offerto stupende possibilità di salite più o meno tecniche
agli alpinisti desiderosi di cimentarsi in salite “armati” di ramponi e
piccozze.
Con l’avvento di nuove tecniche e materiali, nonché un’ottica più
allargata,l’alpinismo invernale ha subito, in particolar modo nell’ultimo
decennio,un notevole innalzamento delle difficoltà superabili e un allargamento
del terreno di azione, dai canali, alle colate di ghiaccio.
Bramosi di poter
effettuare anche sulle nostre montagne i gesti arrampicatori del cascatismo, è
iniziata negli anni una sorta di ricerca di queste pareti del gelo.
Da subito
ci si è resi conto che in questo angolo di paradiso si vanno a formare quasi
tutte le stagioni un certo numero di colate di ghiaccio che hanno reso questa
zona oltremodo interessante ai praticanti di questo tipo di arrampicata su
cascate ghiacciate.
Dalla stagione invernale 2004/05 notando che il fenomeno
e la popolarità del luogo stava iniziando ad espandersi, anche se pur sempre
circoscritto ad un manipolo di alpinisti, ho deciso con l’aiuto di alcuni amici
ed in particolare con la spinta del lungimirante Massimo Bernardi, di catalogare
e relazionare le linee di ghiaccio più famose e note della zona, in principio,
dopodiché vedendo che ancora molto si può fare in questo campo, ho iniziato
l’esplorazione alla ricerca di cascate ancora inviolate, salendone di nuove e
cercando di sfruttare e trasferire anche in appennino le nuove tendenze
arrampicatorie, aprendo di fatto le prime linee di dry-tooling della
zona.
Questo comprensorio, modestissimo se paragonato alle grandi valli
alpine, ci sta tuttavia regalando grandi soddisfazioni, consentendoci di giocare
con le forme più disparate dell’alpinismo, offrendosi di anno in anno sempre
rinnovato con ancora molte salite da scoprire o semplicemente da “vedere”
soprattutto nel campo del misto sia classico che moderno.
Le salite:
TRA UNA SPERANZA ED UN DESIDERIO
Stefano Nesti e Marco Mason il 18/02/05
Difficoltà:
III / 3+ / M6+
Sviluppo: 22m
Località: Lago Santo al monte Giovo,
Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile
con l’auto, le cascate si intravedono tra gli alberi sopra il lago
sull’estremità sinistra dello stesso guardando dal rifugio Vittoria.
Dal
rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e
lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che
niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite
centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la
paretina” salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il
lago.
15minuti dal rifugio per le basse, 20 per quella
sopra.
Materiale: Sulla via sono stati lasciati alcuni chiodi ed il
cordone di sosta, ma sono necessari anche friend e dadi talvolta da collegare ai
chiodi o tra loro, dato che la roccia non sempre è ottima.
Si consiglia una
singola da 60m, per praticità di moschettonaggio. Utile una fettuccia per uno
spuntone e una vite da ghiaccio da posizionare in cima alla candela dove il
ghiaccio è più spesso.
Relazione: Grazie ad una bella, ma delicata
colonna di ghiaccio di circa 4 metri, si guadagna un terrazzino dal quale parte
la sezione di roccia.
Da questo terrazzo di ghiaccio, sbarrato superiormente
da un grosso tetto di roccia, un fessurone obliquo verso destra e decisamente
strapiombante, ci permette di salire, offrendo piccole fessurazioni per le lame
delle piccozze ed incastri vari.
Gli ultimi metri sono i più delicati con
grandi allunghi ed agganci precari.
Per l’ultimo passo si fa nuovamente presa
su di una esile lingua di ghiaccio sul bordo del bosco, dalla quale si
moschettona la sosta posta al fusto di un albero che pende dalla sommità proprio
sopra di noi.
Discesa: con una doppia da 25m.
Considerazioni
generali: La futuristica linea estremamente atletica, a lungo sperata e sognata,
rappresenta un significativo passo avanti per l’evoluzione dell’arrampicata su
ghiaccio in centro Italia. Questa via, infatti, è il primo vero itinerario di
dry tooling della dell’Appennino Tosco/Emiliano, che apre la strada a questo
tipo di arrampicata, permettendo di sfruttare anche colate di ghiaccio fino ad
oggi trascurate, appese qua e le alle nostre pareti.
La via, dato che la
roccia ne dava ampie possibilità, è stata attrezzata con protezioni classiche,
preventivamente posizionate.
Vivamente consigliata agli amanti delle
sensazioni forti, anzionsi di spingersi oltre la verticale con picche e
ramponi.
ATTENZIONE:anche se la lunghezza è modesta, non è un itinerario
sportivo, occorre sapersi proteggere con criterio e fare sicura altrettanto
bene, non ci sono spit ad accogliere le cadute, bensì protezioni tradizionali su
arenaria macigno…..
Miraggio invernale
Stefano Nesti e Marco Mason il 07/02/05
( probabilmente
già salito nella versione classica con uscita a destra)
Difficoltà: Ghiaccio II / 5
Sviluppo: 45m
Località: Lago santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio
Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate sono già visibili in fondo al
lago sulla sinistra. Per raggiungerle costeggiare il lago sulla destra fin sotto
le colate. Evitare, anche se ghiacciato, di attraversare il lago direttamente.
Raggiunta la prima colata, risalire il piccolo canyon sulla sinistra.Tempo
30 minuti.
Materiale: 2corde da 60m,normale dotazione alpinistica,
interamente proteggibile con viti da ghiaccio
Relazione: Un primo
passaggio delicato, immette sullo scivolo di ghiaccio a 70° / 80° di circa 20m,
fino alla base della colonna di ghiaccio sotto le grandi stalattiti.
Da qui
si può uscire comodamente sulle facili rampe di destra, oppure come nel nostro
caso, affrontare direttamente il pilastro di ghiaccio fino al suo termine sotto
un tettino di roccia. Delicatamente agganciare la stalattite sospesa sulla
destra, e su di questa raggiungere il provvidenziale albero che sporge dal
bordo, quindi con acrobatico passaggio di wood tooling uscire nel
bosco.
Discesa: con una comoda doppia da 50m da uno degli alberi
sommitali sommatale.tenersi sulla destra per evitare di incastrare le
corde.
Considerazioni generali: L’itinerario è un vero miraggio, in
quanto cascate di questo tipo difficilmente si formano in Appennino, e l’uscita
sospesa nel vuoto con aggancio all’albero è un vero passaggio acrobatico, che
rende questa cascata veramente divertente e singolare.
Le difficoltà della
colonna, calano decisamente dopo i primi passaggi.
L’intera colata è
ottimamente proteggibile con viti su un ghiaccio eccellente, per lo meno nel
giorno della nostra salita.
Si raccomanda di salire questo itinerario solo
con ottime condizioni di ghiaccio, la stalattite finale è molto delicata.
DI TERRA E DI GHIACCIO
Stefano Nesti e Marco Mason il 07/02/05)
Difficoltà:
ghiaccio V / 3 M3 uscita; roccia IV
Sviluppo: 55m
Località: Lago Santo
al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: Dal rifugio Vittoria,
raggiungibile con l’auto, le cascate sono già visibili in fondo al lago sulla
sinistra. Per raggiungerle costeggiare il lago sulla destra fin sotto le colate.
Evitare, anche se ghiacciato, di attraversare il lago direttamente. Tempo 20
minuti.
Materiale: 2 corde da 60m, normale dotazione
alpinistica.
Materiale lasciato: Un chiodo da roccia posto circa tre
metri sopra la fine del ghiaccio,e cordone di sosta sull'albero
sommitale.
Relazione:Salendo su rampe di ghiaccio effimero, si raggiunge
la frangia stalattitica che penzola da un tetto di roccia. Tale frangia, troppo
sottile e delicata per essere affrontata direttamente, l’abbiamo aggirata sulla
sinistra, con passaggi di misto su rocce instabili tenute insieme dal
freddo.
Oltrepassata questa delicata sezione di roccia, si riprende a salire
su ghiaccio fino al suo termine, traversando a destra del pilastro di ghiaccio
che conduce alla sorgente della cascata.
Ci si alza un paio di metri oltre il
termine del ghiaccio e sempre sulla destra si vince un ribaltamento roccioso di
dubbia solidità (chiodo lasciato in alto a destra), col quale si guadagna un
terrazzino inclinato, e quindi fidandosi della terra gelata si entra nel diedro
terminale.
Si sale con moltissima cautela fino al bosco sommatale, infatti
l’uscita rappresenta in pieno le "condizioni perfette": roccia rotta, sporca e
non proteggibile(occhio alle penne).
Discesa: con una comoda doppia da
60m dall’albero sommatale.
Considerazioni generali: L’itinerario, non
estremamente difficile, richiede tuttavia, ottime capacità alpinistiche sia su
ghiaccio che su roccia ed il sapersi muovere su terreno infido e praticamente
sprotetto. Sull’intero sviluppo a parte il chiodo da roccia lasciato, solo 2, 3
punti di ghiaccio offrono garanzie di sicurezza decenti, e per lo più le
protezioni sono sempre lontane dai passaggi più delicati.
Si raccomanda di
salire questo itinerario solo con ottime condizioni di freddo continuato nel
tempo.
petit couloir
Difficoltà: II / 2+
Sviluppo: 20m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio
Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si intravedono tra gli alberi
sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso guardando dal rifugio
Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra
dei porci, e lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via
“meglio che niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la
stalattite centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit
couloir” e “la paretina” salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio
sopra il lago.15minuti dal rifugio per le cascate basse, 20 per quella
sopra.
Materiale: Normale dotazione alpinistica.
Relazione: Alcuni
passi su placche e ghiaccio sottile, immettono nello stretto colatoio che vi
condurrà fino al bosco sommatale.
Discesa: A piedi o con una doppia da
25m su uno degli alberi sommitali.
Considerazioni generali: Si tratta di
un piccolo ma grazioso couloir che senza grandi difficoltà saprà regalare
qualche metro di divertimento.
La linea, eventualmente attrezzabile
dall’alto, può essere un buon inizio per chi si avvicina a questa
disciplina.
Per i più esperti ,invece, che sono venuti fin qui per salire
“tra una speranza ed un desiderio” servirà come riscaldamento o semplicemente
come diversivo per distrarsi piacevolmente qualche minuto.
la paretina
Difficoltà: II / 2+
Sviluppo: 10m
Località:
Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio
Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si intravedono tra gli alberi
sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso guardando dal rifugio
Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra
dei porci, e lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via
“meglio che niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la
stalattite centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit
couloir” e “la paretina” salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio
sopra il lago.
15minuti dal rifugio per le cascate basse, 20 per quella
sopra.
Materiale: Normale dotazione alpinistica.
Relazione: La
paretina, salibile in diversi modi è per lo più costituita da alcuni metri su
placche di ghiaccio e un divertente risaltino verticale.
Discesa: A piedi
o con una doppia da 20m su uno degli alberi sommitali.
Considerazioni
generali: Si tratta per l’appunto di una paretina ghiacciata senza grandi
difficoltà, sicuramente valida come palestrina ad uso scolastico, dove si
imparerà ad usare bene i piedi su il ghiaccio di modesto spessore, incollato ad
una placca di roccia, piuttosto che brandire piccozzate.
La linea,
all’occorrenza è facilmente attrezzabile dall’alto per consentire di salire in
tutta sicurezza anche ai neofiti del ghiaccio.
Per i più esperti ,invece, che
sono venuti fin qui per salire la via “tra una speranza ed un desiderio” servirà
come riscaldamento o semplicemente come diversivo per distrarsi piacevolmente
qualche minuto.
meglio che
niente
Difficoltà: III / 2+
Sviluppo: 25m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio
Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si intravedono tra gli alberi
sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso guardando dal rifugio
Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra
dei porci, e lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via
“meglio che niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la
stalattite centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit
couloir” e “la paretina” salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio
sopra il lago.15minuti dal rifugio per le basse, 20 per quella
sopra.
Materiale: Normale dotazione alpinistica, utili friends medio
piccoli, inutili le viti a meno che non troviate ghiaccio particolarmente
spesso.
Relazione: Salendo su placchette di ghiaccio pressoché
inproteggibili, si perviene all’evidente stalattite, che vista dal rifugio vi
avrà attirato, come noi il giorno dell’apertura, fino li. Sulla destra della
colonna ci sono buone possibilità di proteggersi, quindi ci si riabbassa fino
alla base della stessa e si sale evitando grosse sollecitazioni. Superati i
pochi metri divertenti, con qualche passo su paleo ghiacciato si perviene
all’albero sommatale che fungerà come sosta.
Discesa: con una doppia da
25m.
Considerazioni generali: Sicuramente più bella a vedersi che a
farsi. si tratta di un itinerario di scarso interesse arrampicatorio, forse più
apprezzabile da un classico alpinista appenninico che da un moderno
ghiacciatore.
Comunque proprio per la precarietà della struttura non è un
tiro da prendere alla leggera.
Risulterà un buon allenamento per chi
desidererà prepararsi a salite di misto in montagna.
Relazione di Stefano Nesti e Massimo Bernardi il
23/12/05)
Difficoltà: 2 / I oppure 2+ / I
Sviluppo: 18
m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco
emiliano.
Accesso: Sulla strada che porta al lago santo, in
corrispondenza dell’ultima curva, imboccare il sentiero che porta al Rondinaio.
Dopo circa 20 minuti scarsi, si perviene al lago Baccio. Da qui guardando in
alto a destra subito sopra la palestra di arrampicata estiva (palestra dei
celti) si nota l’evidente colata.
Materiale: Una corda singola da 60m e
qualche vite da ghiaccio.
Materiale lasciato: Nessuno
Relazione:
La cascata è salibile in due diversi modi. Il primo più semplice consiste
nell’attaccare sulla sinistra dove le pendense sono minori ed uscire sulla
destra. Viceversa attaccando a destra e uscendo dritti sulla colonnina le
difficoltà aumentano leggermente rendendo la cascata un po’ più impegnativa ed
interessante.
Discesa: Con una doppia dall’alberello posto subito
sopra.
Considerazioni generali: Entrambi gli itinerari sono abbastanza
semplici e con ottime possibilità di proteggersi, questi fattori ne fanno una
classica abbastanza ripetuta di soddisfazione e con un bellissimo
panorama.
Relazione di Stefano Nesti e Massimo Bernardi il
23/12/05)
Difficoltà: 3+ / III per la linea di destra, più impegnative
con qualche passo di misto le varianti di sinistra.
Sviluppo:
18m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco
emiliano.
Accesso: Dalla strada che conduce al lago Santo, in
corrispondenza dell’ultima curva, seguire il sentiero che conduce al Rondinaio.
Dopo circa 20minuti giunti al lago Baccio lo si costeggia sulla destra salendo.
Dove termina il bosco circa 100m sopra il lago delimitato da dei canali, si
individua la cascata, che da qui non appare molto importante.
Materiale:
Corda singola da 60m, alcune viti ed un friend medio.
Materiale lasciato:
Cordone di sosta.
Relazione: Guardando la colata si sale tenendo la
destra, andando a cercare le debolezze dell’itinerario. Si supera una rampa
appoggiata con ghiaccio sottile e ci si porta sotto il saltino verticale, quindi
si supera verticalmente (fessura sulla roccia per buona protezione) per
guadagnare la delicata rampa terminale con ghiaccio effimero che conduce alla
sosta.
Le varianti di sinistra, sono pressoché identiche nelle parti basali e
sommatali, ma con difficoltà tecniche di misto per superare il tetto
centrale.
Discesa: In doppia dall’albero posto
sopra.
Considerazioni generali: La cascata è Piuttosto ampia e si presta
a varie interpretazioni, tuttavia solo quella di destra risulta salibile con
difficoltà relativamente contenute e con decenti possibilità di proteggersi.
L’arrampicata non è mai scontata ed il ghiaccio sottile la rende delicata, ma
allo stesso tempo affascinante.
Le varianti di sinistra diversamente sono
praticamente improteggibili con mezzi tradizionali quali viti ed incastri,
pertanto raccomando di scalarle con la corda dall’alto, visto che tutte le linee
terminano alla stessa sosta. Queste varianti rappresentano delle divertenti
alternative a chi si voglia cimentare in qualche passo di dry-tooling, andando
alla ricerca di incastri ed agganci con picche e ramponi anche sulla
roccia.
Testi e foto a cura di STEFANO NESTI Guida Alpina di Ufficio Guide
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