Forse sì, forse no. |
testi e foto di Valeria Rossi
La nostra "clausura" continua, anche se da lunedì 4 maggio abbiamo tirato un sospiro di sollievo per un allentamento delle restrizioni da coronavirus.
Ci hanno fatto un regalo, sebbene molti si lamentino del fatto che ancora non si possa tornare alla normalità.
Il fatto è che non ne siamo affatto fuori. Affrettare i tempi ha poca utilità. Nessuno di noi sa e potrà forse mai sapere davvero come stanno le cose a livello sia sanitario che politico, ma una cosa è certa: abbiamo sofferto tanto di questa situazione, ci siamo privati di tante cose importanti (ma non strettamente vitali…), della tranquillità economica data dal lavoro, di tanti piccoli e grandi vizi a cui tutti noi ci siamo facilmente e volentieri abituati e a cui siamo stati abituati da questa società del benessere (per fortuna o meno che sia);
non facciamo ora cose azzardate che ci riporterebbero alla condizione iniziale, a ricominciare daccapo;
essere rinchiusi in casa una seconda volta sarebbe – soprattutto psicologicamente - annientante.
Non ho vissuto la guerra, ovviamente, ma dai racconti che mi arrivano da chi è più vecchio e saggio di me, le privazioni all'epoca erano altre, non erano quelle che stiamo vivendo noi oggi.
Se ce l'hanno fatta coloro che hanno vissuto quel dramma, possiamo privarci noi di tante cose che ci sembrano gigantesche e insostituibili.
Stringiamo i denti ancora un po', indossiamo tutto quello che ci dicono di indossare, stiamo lontani l'un l'altro davvero per due metri, resistiamo economicamente un altro po' (ove possibile, ovvio!), accettiamo senza lamentarci troppo le lunghe file che si formano ovunque, i controlli, le privazioni, soffriamo ancora un po' (speriamo poco…) in silenzio della mancanza di aria, di vita, di libertà, di cammino.
Tutto sarà sicuramente meglio che ripiombare nel baratro o ammalarsi o vedere persone a noi care attaccate da questa brutta "palla spinosa" che si chiama coronavirus.
In fin dei conti poco o niente è cambiato dal 4 maggio, sono solo diminuiti un po' i casi, il Covid-19 è sempre lì, in agguato, pronto ad appiccicarsi a noi appena abbassiamo la guardia.
Almeno adesso possiamo continuare ad osservare la natura vicino e anche più lontano da casa…
Chi non ha la possibilità di fare questo, potrà seguire i nostri racconti…
Io in questi giorni, ad esempio, ho scoperto case con tanti fiori, tanti giardini nascosti, tanti piccoli animaletti mai visti prima vicino a casa, stradine tranquille e solitarie.
Da quando ci è stato di nuovo possibile allontanarci anche oltre i 200 m da casa, su tutti i rigagnoli, i fossi, i torrenti, è stato possibile scovare di tutto, soprattutto uccelli acquatici.
La volta scorsa mi sono dimenticata di citarvi i comunissimi Botton d'Oro e Papavero, così come la Borragine, tanti sono i fiori che si vedono anche dietro casa; non vi ho parlato dei fagioli e delle lenticchie che sto crescendo con amore in terrazza dopo aver messo nel cotone umido i semini secchi per far vedere alla mia bambina le meraviglie della natura.
Né delle due minuscole piantine di pomodoro che stanno pian piano crescendo in due vasi nella mia terrazza e che hanno la piacevole compagnia di una manciata di funghetti, sicuramente nati per merito di un terriccio super naturale e poco economico…per pomodori d'oro; quasi un gioco di parole.
Oggi vi mostrerò altro…
Cardellino: Carduelis carduelis
L’ho beccato semplicemente girellando per le strade di Coverciano…
(Foto: Valeria Rossi, cardellino a Coverciano su Sonchus)
Carduelis era il nome con cui questi uccelli erano conosciuti nell'antica Roma, derivante dai semi del cardo (specialmente cardo rosso) di cui sono ghiotti.
Il cardellino è vispo e vivace, diurno e passa la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo, fra l'erba alta o al suolo, per fare ritorno sul far della sera a posatoi al riparo dei rami degli alberi.
Si muove in piccoli stormi che si tengono in contatto mediante richiami cinguettanti (detti zic ed utilizzati dai bracconieri per attrarre esemplari selvatici da catturare), mentre durante la stagione degli amori le coppie tendono ad isolarsi.
E' molto apprezzato per il canto melodioso: emesso quasi unicamente dai maschi in amore (anche le femmine cantano di tanto in tanto, ma hanno un repertorio molto meno vasto e piuttosto monotono), è continuo, sommesso e liquido.
Prevalentemente granivoro, si nutre dei semi di una gran quantità di piante erbacee: oltre ai cardi, si nutre anche di semi (maturi o ancora verdi) di acetosa (Acetosa rumex), agrimonia, cicoria, romice, senecio, tarassaco, crespigno (Sonchus) e girasole (molto ghiotti anche di questo), oltre che dei semi di alberi a seme piccolo (cipresso e ginepro), foglioline, germogli, bacche e frutta matura.
Soprattutto durante il periodo degli amori, si nutre di insetti ed altri piccoli invertebrati,
forniti anche ai nidiacei.
Cavalletta: Locusta egiziana Anacridium aegyptium
Questa bestiolina tranquilla era sulla ruota di una macchina nel giardino condominiale…
Locusta egiziana, Anacridium aegyptium (Foto Valeria Rossi, giardino condominiale)
I Celiferi sono un sottordine di insetti ortotteri noti con il termine generico di cavallette o locuste.
In realtà il termine cavalletta può indicare sia i membri delle famiglie Tetrigidae (cavallette nane) e Acrididae (cavallette migratorie, più propriamente dette locuste), appartenenti al presente sottordine celiferi, sia la comune cavalletta verde, Tettigonia viridissima (Tettigoniidae), appartenente al secondo e distinto sottordine degli ortotteri, gli Ensifera.
Hanno sul capo due corte antenne, ai lati due grandi occhi composti neri formati da tanti piccoli ommatidi: ciascuno vede una parte dell'oggetto osservato e insieme ricostruiscono l'immagine.
Le antenne sono utili per orientarsi e per avvertire la presenza di predatori, inoltre vengono usate per annusare e per gustare.
Non hanno le orecchie.
Possiedono tre paia di zampe: Le prime due sono semplicemente ambulatorie e servono per la locomozione, il terzo paio è saltatorio e presenta invece un femore molto sviluppato, che consente quindi all'insetto di compiere dei salti non irrilevanti.
Gallinella d'acqua: Gallinula chloropus
Appena ci è stato detto che potevamo allontanarci oltre i 200 m da casa,
sono montata in bici e con figlia e marito sono andata subito lungo il Mugnone a cercare piante e animali, fingendo di essere per un po' in campagna…
(Foto Valeria Rossi: lungo il Mugnone)
La gallinella è un'abile nuotatrice; il suo movimento nell'acqua è caratteristico perché procede a scatti; il volo è piuttosto pesante. Se spaventata emette un caratteristico richiamo; questo comportamento permette il censimento degli animali anche quando sono nascosti alla vista.
È onnivora: insetti acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi, germogli di piante acquatiche e altri vegetali costituiscono la sua ricca alimentazione.
Costruisce il nido nel folto della vegetazione acquatica, preferibilmente presso la riva, ma anche su isolotti precari, oppure sulla riva. Depone da cinque a dieci uova marroncine con chiazze più scure che cova per oltre venti giorni. I piccoli sono nidifughi e seguono la madre che li accudisce per alcune settimane.
I piccoli possono essere predati dall'airone cenerino.
Per l'appunto lungo il Torrente Mensola ci sono anche svariati aironi cinerini…
Dolce sentire
Dolce è sentire come nel mio cuore
ora umilmente sta nascendo amore.
Dolce è capire che non son più solo
ma che son parte di una immensa vita
che generosa risplende intorno a me,
Dono di Lui, del suo immenso amore.
Ci ha dato il cielo e le chiare stelle,
fratello sole e sorella luna,
la madre terra con frutti, prati e fiori,
il fuoco e il vento l’aria e l’acqua pura,
fonte di vita per le sue creature.
Dono di Lui, del suo immenso amore.
San Francesco: patrono d’Italia, degli animali, dei Lupetti/Coccinelle (scout) e degli ecologisti.
maggio 2020.
Sede: via F. Nullo, 23 - 50137 Firenze
realizzazione a.calamai Agg.:
09-May-2020