Noi si cammina da casa |
Si narra che da tempi immemorabili Ichnusa, oggi Sardegna, dominava incontrastata sullo smeraldino Mar Mediterraneo, unica superstite di una catastrofica tempesta scatenata da Dio per punire la superbia dell'uomo che popolava la terra.
Ma mentre la sua ira imperversava, colpito dalla bellezza di un pezzo di terra, poggiò il suo piede sopra di essa
e lasciò la sua impronta ( DAL GRECO ICHNUSA ) salvandola e lasciandola dominare sul meraviglioso mare.
Anche Poseidone, signore dei mari, fu colpito da tanta bellezza e volle regalargli una compagnia, che poi si si rivelerà invidiosissima, la Corsica.
Vivevano incontrastate queste due isole, la Sardegna con il suo luccicante granito che splendeva al sole, le sue verdeggianti foreste di sughere, i suoi meravigliosi olivastri dalle chiome gigantesche, i fiumi cristallini, i mille colori dei suoi muschi e licheni, i fantastici arbusti , l'elicriso profumatissimo ma soprattutto lui il sacro mirto.
Anche la Corsica era molto bella ,ma non al pari di colei che fu salvata da Dio.
Le due terre non si trovavano nella posizione attuale bensì orizzontali di fronte all'attuale Francia
e passavano il loro tempo a narrarsi dei bei tempi passati.
Passano i millenni e piano piano la benevolenza di Dio fece in modo che, piano piano, altre terre emergessero, alcune zone dell'Italica terra iniziarono a farsi vedere e fu qui che la lingua biforcuta della terra Corsa andò a insinuare il dubbio.
Sai, disse rivolgendosi alla Sardegna, ho sentito dire che una terra di nome Tuscia sia bella al pari di te e forse di piu'.
Non è possibile!
Sai non voglio insistere, ma si narra, di colline infinite, pianure traboccanti di erbe profumate, boschi dai mille esemplari, fiumi dalle acque argentee, laghi dai colori azzurrognoli piante da frutto rarissime, e poi è giovane e la bellezza della gioventù non ha pari!
Piano piano, goccia dopo goccia la Corsica credette di ottenere ciò che voleva.
Bene, andremo a vederla!
Quindi Ichnusa si girò verso destra di 35 gradi e si trovò nella posizione attuale di fronte alla Toscana.
Quando nel mondo si seppe che la prescelta si stava voltando successe il pandemonio, terre che si alzavano per vederla da lontano, fiumi che cambiavano il loro corso per ammirarla, laghi che diventavano mari e colline che diventavano montagne.
Quando Sardegna si fermò e vide Tuscia, rimase ammutolita da si tanta sfrontata bellezza, una bellezza pura, limpida, giovane, di un'eleganza commovente.
Tuscia si sentiva spaventata sapendo che questa terra, regina dei mari andava a vederla e giudicarla questa terra di una forza granitica e di una bellezza antica, cantata nei tempi e anche lei aspettò ammirando con rispetto.
Al momento che la terra Sarda parlò, fu un fiume di elogi e complimenti, mai avrebbe pensato di trovare una terra al suo pari e subito se ne innamorò.
Tuscia che era consapevole della sua bellezza si inchinò un pò arrossendo ma compiaciuta e volle ricambiare il gesto galante.
Il suo lago più bello si trovava in un luogo chiamato Valdarno e nascondeva un raro tesoro di una bellezza unica, lo vuotò e fece vedere alla Sardegna le sue montagne nascoste chiamate Balze di un fascino incredibile e di un mistero senza pari, ma di una fragilità grandissima.
E disse alla Sardegna "questo è il mio dono per dimostrarti che la tua bellezza è meno fragile della mia, che le tue montagne di granito rimarranno eterne come la tua bellezza".
Ichnusa, colpita da tanto rispetto, donò alla giovane Tuscia il suo simbolo, la pianta sacra: il mirto, per questo in molte zone si trova questo sacro simbolo e si può sentire profumo di Sardegna.
La Sardegna non volle più voltarsi e ancora oggi è lì a mirare la Tuscia, oggi Toscana, incantata dalla sua bellezza.
Ancora oggi le Balze del Valdarno sono un privilegio di questa meravigliosa terra e vanto della valle del fiume Arno, quando ci cammini dentro si sente un pò il riecheggiare il colloquio fra le due meravigliose terre.
Da allora non vi furono terre che si siano amate così tanto.
E la Corsica ?
Tanto fu l'amarezza provata, che ancora oggi indica con il suo dito la non appartenenza a questa infinita bellezza ma che il suo posto è in altri luoghi.
Giuseppe Taras
marzo 2020.
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01-Apr-2020